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Il Paese dei Balocchi dove la rana cuoce

Inizia un nuovo anno. Tempo di bilanci e di attese speranzose.
Questo 2020 è stato cacciato a suon di calcioni metaforici, senza possibilità di appello.
E sì che ha portato sobrietà, maggiore autenticità, attenzione alle cose importanti, maggior unione tra le famiglie. Umanità ingrata.
La maggior lamentela starebbe nel fatto che, a causa dell’emergenza Covid, avremmo perduto le nostre libertà. Poco importa se l’80% del mondo queste libertà non le ha mai avute. Ci interessano le nostre. E poco importa se abbiamo cominciato a perdere le nostre libertà, quando abbiamo affidato l’etica sociale e personale alle religioni e la nostra indipendenza a una scienza tecnologica che fa tutto al posto nostro. Umanità che si contraddice, volubile.
VI ricordate la storia di Pinocchio? Il burattino di legno che voleva diventare bambino? E’ una cosa strana come tutto quello che ci colpisce da fanciulli, ritorni poi con un senso maggiore quando si è adulti.
Lucignolo e Pinocchio sono ragazzetti che vogliono fare la bella vita senza fatica e in modo egoista (la società occidentale oggi). Vogliono consumare, dilapidare, oziare a dispetto delle ammonizioni ricevute (inquinamento, spreco, disinteresse, arroganza e presunzione, avidità, violenza). Sono ragazzetti antipatici e noiosi (chi ha mai tifato per loro quando, con orrore, si sono trasformati in ciuchini?).
E questo racconto mi rinvia a un’altra favoletta, quella della rana bollita dentro una pentola che quando si accorge di quel che sta accadendo (acqua riscaldata a fuoco lento) è già troppo tardi.
La nostra vita è piena di avvertimenti. Nessuno ha mai detto che Mastro Mangiafuoco sia una gran bella persona. E’ proprio un tipaccio, se ne approfitta, fa gli affaracci suoi, è senza cuore ma diciamocelo: anche i due ragazzetti sono viziati, infantili ed egoisti.
Più che tempo di bilanci, direi dunque che questo dovrebbe essere piuttosto un tempo di ritiro e riflessione, nessuno escluso.
Non è importante quello che ci accade, ma cosa facciamo di quello che ci accade.
Niente paura, però, la buona notizia c’è sempre: Pinocchio è un burattino di legno, metafora dell’essere umano che si evolve e sperimenta.
Possiamo consolarci, se pensiamo che come burattini (o, meglio, uomini mossi dai fili di uno o più burattinai invisibili che li condizionano) possiamo tentare di diventare veri esseri coscienti. Non è detto che ci riusciremo tutti, ma abbiamo buone possibilità. Vicino a noi ci sono ottimi amici, se li sappiamo riconoscere, tra cui la nostra Coscienza – il Grillo parlante – che non ci abbandona mai.
Sapere che non siamo mai stati liberi (il mito della caverna di Platone lo declama inutilmente da secoli, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire) è già una buona buonissima scoperta.
Il buon Gurdjieff, ricordandoci implacabilmente che siamo macchine e niente più, diceva: “Prima di tutto dovete diventare Uno. Ognuno di voi è molti e ha centinaia di ‘io’ e di volontà. Se volete sviluppare una volontà indipendente dovete divenire uno e conscio. Attualmente la nostra volontà appartiene agli ‘io’ e a gruppi di ‘io’ basati su una personalità fra le tante…”
Parlare di libertà della razza umana quindi è una faccenda piuttosto complessa e ben lontana dall’esser vera… Non basta poter andare a un cinema o a sciare o a bere con gli amici per fare di noi uomini liberi. Meditiamo gente, meditiamo….


https://www.youtube.com/watch?v=UilMqssLUKs

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