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Voglio la Luna non l’Ucraina!

È vero, stiamo vivendo un periodo storico carico di tensioni. Ma se ci guardiamo indietro quali non furono gli anni in cui tutto andava regolare senza problemi? Banalizzeremo se pensassimo che ogni anno è solo un routinario ripetersi di gioie e dolori, perché ogni anno può essere ricordato per eventi particolari se non addirittura originali, irripetibili. Qualità e quantità delle emozioni vissute non sono mai uguali. Il fatto che si ripetano, ma in forma e modalità sempre diverse, è il fondamentale segnale che la vita continua. E questo non è banale.

Il primo sbarco sulla Luna non si dimentica mai

Nel tema delle emozioni che a volte ci si ripresentano, spesso perché associate a fatti già vissuti, possiamo annoverare anche gli insistenti proclami di un prossimo ritorno dell’uomo sulla Luna. Impresa che a fine anni ‘60 dello scorso secolo ha tenuto milioni, forse miliardi di persone con il naso all’insù pensando di accompagnare semplicemente con lo sguardo le missioni degli astronauti americani.

Per la prima volta l’uomo affrontava e vinceva una sfida che era solo stata immaginata e poi messa nero su bianco dai più fantasiosi scrittori di qualche decennio prima, come fece Jules Verne.

Ero piccolo, molto piccolo e a casa mia non c’era ancora la tv, ma da un prozio sì. Ho ancora impresse le telecronache di Tito Stagno e lo stupore degli adulti che le seguivano e capivano più di me.

Ma ricordo anche un’intervista di qualche anno dopo (quanti non so, ma all’epoca c’era solo la tv di Stato) in cui ponevano ad un anziano la domanda se fossimo stati sulla luna, e lui candidamente affermava che non ci credeva. Rimasi stupito da tale convinzione, tanto che posso riportarla facilmente alla memoria dopo quasi mezzo secolo.

Ora non è più come allora

Ora come allora i mass media ci spiegano tante cose e c’informano che l’uomo ritornerà presto sulla Luna. Ci saranno pure degli scettici, ma per tutti valgono le spiegazioni che ha fornito la prestigiosa rivista Focus in un suo editoriale di fine dicembre 2022 dal titolo esplicativo “Perché tornare sulla Luna è così difficile se ci siamo già stati?”. I motivi sono elencati in tre punti così sintetizzabili: mancanza di soldi, priorità politiche e rischi da affrontare.

La storia insegna che la finanza è gestita da chi ha il potere e questi ultimi anni dimostrano che né i soldi mancano, né le volontà sono restie ad utilizzarli quando i motivi sono ritenuti validi. Anche il valore dei rischi è del tutto sindacabile.

Secondo l’articolo per andare nuovamente sulla Luna servirebbero perciò politici che avessero voglia di spendere 120 miliardi di dollari, con una tecnologia che riducesse al minimo la possibilità di perdite di vite umane.

Tutti d’accordo? Non lo so, ma intravvedo in questa specie di clausole contrattuali una delle tante contraddizioni dell’agire umano: quando si tratta di migliorare le proprie conoscenze ha sempre remore insormontabili rispetto alla velocità con cui sceglie di scontrarsi con i suoi simili. Perché infatti non ricordare che siamo nel bel mezzo di un conflitto che sta acuendo le tensioni mondiali? E che proprio in quanto tale,  i rischi di immensi disastri materiali e milioni di perdite di vite umane sono certissimi e associati a costi elevatissimi?

Cinismo conto realismo

Vogliamo parlare infatti del budget economico impegnato, ad esempio dagli USA che sono gli stessi che si sobbarcherebbero i 120 miliardi per ritornare sulla Luna? Un articolo dell’ottobre 2022 del CSIS (Center for Strategic & International Studies) spiega che in un anno dall’inizio della guerra quella cifra sarà quasi raggiunta in termini di aiuti dagli USA all’Ucraina.

Quindi, quando si vuole, i soldi si trovano sempre anche se i rischi di danni all’umanità sono enormi. Per giustificare questa deriva cinica, siamo costretti a rivalutare non i soldi impegnati ma l’apprezzamento riservato all’individuo umano. Perché uno qualsiasi di quanti muoiono o vengono danneggiati in guerra (un bambino, una donna, un anziano, un militare e via discorrendo) evidentemente vale infinitamente di meno di un blasonato astronauta.

Sembra al solito una questione di scelte su valutazioni materiali, ma forse è più la visione distorta di una realtà che non si vuole guardare.

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